Spesso mi fermo a pensare agli spazi fisici. A quegli ingorghi nel traffico, agli angoli di qualche città metropolitana, ai tetti delle chiese così alti, ai letti incastrati tra la finestra e il corridoio.
Mi fermo a pensare a quanto spazio fisico occupiamo ogni giorno, scrivanie, uffici, fabbriche, mari, e montagne. Tutti occupiamo luoghi e siamo presenti in qualche posto.
Lo occupiamo con il corpo, la voce, i movimenti, i pensieri e le preoccupazioni.
Allora pensi di non aver abbastanza spazio per accogliere altro, a volte ti senti stretto nelle tue stesse convinzioni. Ti sei così semplicemente perché sei abituato a stare in un angolino, per non disturbare, per non fare troppo rumore e mettere in luce un difetto.
Gli spazi troppo stretti sanno di mancanza, di quelli che ti stringono alla gola, ti fanno mancare il fiato. E non hai altro modo per far entrare il nuovo, il diverso, l’ambito spazio vitale che può essere il desiderio.
Il desiderio di poter essere finalmente in linea con ogni fibra del corpo, con ogni goccia del sangue, con ogni singola parte di pelle.
Finalmente in linea con il sorriso, quello vero, che prende spazio, sgomita, si fa spazio, si ingrandisce, si amplifica, si rende indispensabile.
Prende il suo fottuto spazio perché lo vuole a tutti i costi.
Quel sorriso lì non ha più voglia di aspettare.
Troppo stanco per rimanere in fila.
Ti stai facendo spazio sorriso, e quanto ancora ne vorrai, saprò dartelo.