Un giorno, Carlo pregandomi, mi urlò: “NON PIANGERE”.
Continuando, e dimenticandosi di battere le palpebre per una manciata di secondi, tornò subito a ribadire: “non piangere, sai quanti maschi incontrerai? Di me, ti dimenticherai così facilmente”.
Per Carlo era così semplice rimanere con gli occhi sbarrati, spalancati al massimo.
Per me, così difficile accettare quelle parole così lontane dai miei pensieri.
Eppure, in quell’esatto momento, con quelle lettere impilate una ad una orizzontalmente, afferrai immediatamente il concetto.
Spesso mi sono sentita dire di essere “troppo”. Con troppa voglia di fare. Troppa ansia di vivere. Spesso mi hanno fatta davvero convincere di essere quel “di più”.
Come se questo modo di essere fosse sbagliato. Io però, non c’ho mai creduto fino in fondo.
Magari ho lottato troppo, a volte.
Ma ho sempre pensato che valesse la pena essere sempre quel di più.
Non si è mai troppo. Come non si è mai abbastanza.
Carlo in effetti, non mi ha mai detto di essere troppo per lui. Me lo fece pesare, giorno dopo giorno.
Quel giorno lo ricordo come se fosse ieri.
In quell’unica sera avrei voluto essere diversa, “giusta”.
Da quel giorno però sono cambiata: mai troppo, mai troppo poco.